Doccia Fredda e Depressione
Abbiamo trovato un probabile trattamento per questa patologia ?
Il Freddo
Inutile menzionare il fatto che la pratica del freddo abbia radici remotissime.
Sia in Occidente che in Oriente, le varie culture hanno posto al centro delle loro pratiche mediche il freddo e l’esposizione ad esso. Ne parlava Marco Aurelio ne “I colloqui con sé stesso”. Ippocrate, nel secolo IV AC, usava il freddo per motivi di salute ed analgesici, aggiungendo che “l’acqua può curare qualsiasi cosa” (n.b.: l’acqua, non l’aria). Non più tardi della fine del 1800, Kneipp, abate tedesco, scoprì su di lui le meravigliose virtù del freddo: affetto da tubercolosi, decise di curarla da sé, facendo immersioni nelle acque fredde del Danubio e riscaldandosi subito dopo, per evitare gli effetti del raffreddamento sul suo corpo.
Gli orientali non furono da meno, annoverando tra i loro “utilizzatori del freddo” per riscaldarsi, personaggi come Milarepa che, sui monti del Tibet, diede vita ad un metodo complesso di respirazione per sopravvivere e rigenerarsi a temperature rigide come quelle di chi vive ad altitudini di più di 7000 mslm, semi-nudo, all’interno di una caverna.
Oggi, per fortuna, il freddo, nella sua forma più estrema, è stato sdoganato da un certo Wim Hof che, grazie alla sua caparbietà, passando da fenomeno da baraccone a fenomeno paranormale, è riuscito a spingere molte persone a provare questo tipo di pratiche salutistiche.
Ad oggi, una nuova pratica è comparsa sulla scena, millantando proprietà importanti nell’ambito della salute e del benessere: la crioterapia.
Lo Studio
Si stima che il 7% della popolazione oltre i 14 anni (3,7 milioni di persone) abbia sofferto nell'anno di disturbi ansioso-depressivi. Al crescere dell'età aumenta la prevalenza dei disturbi di depressione e ansia cronica grave (dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni).
Istat
La Depressione
La depressione è un disturbo dell’umore debilitante che è tra le principali cause di disabilità in tutto il mondo. Può essere caratterizzato da una serie di sintomi somatici, emotivi e comportamentali, uno dei quali è un alto rischio di suicidio.
Non c’è evento che io organizzi a cui non partecipi almeno una persona che ne soffra.
Chi ne è affetto, spesso mi dice: «da un momento all’altro, tutto mi sembra “nero” e non riesco più a percepire alcuna voglia, motivazione e felicità», terminando poi la frase con: <<Ecco perché oggi sono qui!>>.
E fai bene amico mio! A giudicare dai risultati empirici che ho avuto nei miei 1500 bagni ghiacciati guidati, le decine di consulenze one-to-one che ho fatto e dalle conclusioni di questo studio.
Il paper che analizziamo oggi, diciamo, scalfisce solo la punta dell’iceberg, focalizzandosi sulle sole docce fredde. Oltre questo C’È UN MONDO da aggiungere per eradicare questo problema ormai divenuto quasi endemico!
Le Ipotesi alla base dello studio
Questo lavoro presenta l’ipotesi che la depressione possa essere causata dalla convergenza di due fattori:
- Uno stile di vita privo di alcuni fattori di stress fisiologici che sono stati sperimentati dai primati attraverso milioni di anni di evoluzione, come brevi cambiamenti nella temperatura corporea (ad es. nuotare), e questa mancanza di “esercizio termico” può causare un funzionamento inadeguato del cervello.
- Corredo genetico che predispone un individuo ad essere affetto dalla condizione di cui sopra in modo più grave rispetto ad altre persone.
Come sempre, ciò che comanda su tutto è LO STILE DI VITA SECONDO NATURA. Se per millenni abbiamo avuto un determinato comportamento, ormai questo è parte integrante della nostra epigenetica che, per farci funzionare al meglio, si è organizzata proprio affinché quel comportamento venga perpetrato tutti.
Un caso “banale” è l’esposizione alla luce solare che, oltre alla miriade di effetti positivi ad essa direttamente collegati, rappresenta il nostro sincronizzatore circadiano. Ovvero, la luce del sole dice al nostro organismo che ora del giorno è e, quindi, quali molecoline produrre.
Che intervento hanno proposto gli scienziati ?
Per verificare l’ipotesi che abbiamo visto nel paragrafo precedente, viene proposto un approccio al trattamento della depressione che consiste in:
- docce fredde (20 °C, 2-3 minuti, precedute da un adattamento graduale di 5 minuti per rendere la procedura meno scioccante) eseguite una o due volte al giorno.
- La durata proposta del trattamento va da diverse settimane a diversi mesi.
Le conclusioni dello studio
Le seguenti prove sembrano supportare l’ipotesi:
- è noto che l’esposizione al freddo
- attiva il sistema nervoso simpatico
- aumenta il livello ematico di beta-endorfine e noradrenalina e
- aumenta il rilascio sinaptico di noradrenalina nel cervello
- Inoltre, a causa dell’elevata densità di recettori del freddo nella pelle, si prevede che una doccia fredda invii una quantità enorme di impulsi elettrici dalle terminazioni nervose periferiche al cervello, il che potrebbe provocare un effetto antidepressivo.
Test pratici condotti su un numero statisticamente insignificante di persone, che non presentavano sintomi sufficienti per essere diagnosticati con depressione, hanno dimostrato che l’idroterapia fredda può alleviare i sintomi depressivi in modo piuttosto efficace.
La terapia è risultata anche avere un significativo effetto analgesico e sembra che non abbia nessun effetto collaterale evidenti o causare dipendenza.
Giusto per chiarire il perché queste molecole possano far bene nel disturbo depressivo:
- Beta-endorfine: rilasciate massicciamente durante l’esercizio fisico, periodi di dolore e stress, e attività piacevoli come il massaggio, il mangiare e il sesso.
Le endorfine appartengono al gruppo dei cosiddetti “oppioidi endogeni” e sono conosciute come “morfine endogene” ed hanno:- proprietà antidolorifiche: Il loro compito principale è infatti quello di alleviare il dolore, ridurre lo stress e migliorare l’umore. In merito a quest’ultimo punto, le endorfine possono essere inserite tra gli “ormoni della felicità“.
- Noradrenalina: è un neurotrasmettitore/ormone coinvolto soprattutto nelle funzioni cardiovascolari. Inoltre aumenta focus ed attentività, trovandosi ad essere un utile alleato nei casi di annebbiamento mentale (ad esempio).
In conclusione, sarebbero necessari studi più ampi e rigorosi per verificare la validità dell’ipotesi. Ma il solo fatto che la scienza si stia iniziando ad interessare alla questione, ci fa capire che fra una decina d’anni dimostrerà quello che noi follower del Metodo Wim Hof, tutti i santi giorni, proviamo su noi stessi!
Rif: Adapted cold shower as a potential treatment for depression